12 Ottobre 2014
Giovanni, una "uscita" malinconica...
Un vulcanico ed eclettico giullare
"spento" dalla burocrazia
Portogruaro ancora se lo ricorda:
"Io sono Giovanni Scrizzi" !
Di Giovanni Scrizzi mi ricordo la sua allegria e il suo sorriso, incontenibili…
Pordenonese di adozione ma originario di Portogruaro, Giovanni è nato il 21 ottobre 1954, giusto 10 giorni prima di me, abitava sopra il negozio di abbigliamento “Degani”, nella centralissima Via Martiri, e il retro dava sulla Via Spalti, proprio davanti all’Oratorio Pio X , da ragazzi abbiamo condiviso una Portogruaro che non c’è più, adesso nemmeno lui…
Come succede nella vita, si prendono strade diverse, di Giovanni avevo perso traccia, finchè un giorno non lo vidi in televisione, è lui dissi, l’ho riconosciuto subito, la trasmissione era “Un giorno in Pretura” su Rai Tre, mandavano in onda dei Processi con dei casi particolari, e quella volta Giovanni aveva denunciato un torto subito come cliente in un Ristorante, scoprii allora che aveva intrapreso la strada di Gestore di locali pubblici...
Oggi allo stadio, ho trovato Pietro Rambuschi, abita da sempre in Via Spalti, inevitabile parlare di Giovanni, e mi ha raccontato un simpatico aneddoto: a Portogruaro c’era un Vigile che aveva fama di essere “terribile”, talmente severo che multò perfino sua moglie “sorpresa” a sbattere i tappeti quando non doveva, ebbene, questi vigile sequestrò il pallone a un gruppo di ragazzini che stavano giocando in luogo vietato, tutti scapparono, meno uno, che addirittura gli chiese indietro il pallone, allora il vigile gli domandò il nome, lapidaria la risposta a testa alta in segno di sfida di quel ragazzino: io sono Giovanni Scrizzi !
Erano gli anni sessanta, un’epoca nostalgica per molti, sicuramente i rapporti umani tra persone erano differenti, ancora esistevano e avevano un valore primario, che oggi sembra essersi perduto, con Giovanni drammaticamente perduto, perché se è vero che ha perso l’appalto del suo Caffè Letterario per la mancanza di una fotocopia della carta d’identità, più di qualcuno dovrebbe avere dei rimorsi di coscienza, non siamo numeri, ma persone con testa e cuore, e quello di Giovanni adesso non batte più…
G.B.
Escluso dall’appalto,
trovato morto Scrizzi
Mancava da due giorni.
Dopo avere gestito per 12 anni il Caffè Letterario,
non era stato ammesso alla gara per una formalità
Lo chiamavano il vulcanico oste artista, e questa definizione era tutta vera, sebbene incompleta. Perché Giovanni Scrizzi, trovato morto nella sua auto ieri pomeriggio nelle grave di Cordenons, non era soltanto oste e artista, ma anche scrittore, maestro di sauna, laureato in lingue straniere, musicista e poeta, pordenonese Doc sebbene di origini portogruaresi. Giovanni Scrizzi, che avrebbe compiuto sessant’anni il 21 ottobre, si era allontanato da Pordenone giovedì pomeriggio e poi si è ucciso. L’ultima a salutarlo era stata la cameriera del “Caffè Letterario”, ultima sua creatura di successo, innovativa nel panorama culturale friulano. Le aveva liquidato le ultime competenze, dopodiché il suo telefono era divenuto e rimasto muto. Per sempre. Due giorni di ricerche, sino alle 17 di ieri: il pilota di un ultraleggero decollato dalla Comina ha localizzato la sua auto in un campo difficilmente raggiungibile. Carabinieri e protezione civile, “guidati dall’alto”, hanno raggiunto il campo e accertato che era proprio lui. Da pochi giorni aveva saputo dal Comune di Pordenone di essere stato escluso dall’appalto, dopo dodici anni, per la gestione del bar nell’ex convento di San Francesco: aveva dimenticato di inserire la fotocopia della carta di identità tra i documenti. Il Caffè Letterario era la sua creatura. Proprio lì, in piazza della Motta, cuore di Pordenone, aveva cominciato una seconda vita. Uomo colto (era laureato in lingue straniere, con specializzazione in olandese e portoghese, ma parlava anche inglese e tedesco), era uno di quei personaggi che sapeva sempre sorprendere. Dal 1981 al 1985 aveva gestito il Falconiere (il pub di via Montereale al posto del quale oggi c’è un ristorante cinese), dal 1986 al 1998 il Gallo, la trattoria accanto al municipio; una breve parentesi all’Ave Cesar, a Budoia, quindi il Caffè Letterario. Dietro a un bancone e tra i tavoli dei suoi locali, aveva trascorso una vita di successi e grandi risate, che si scatenavano dai suoi racconti, spesso incredibili, ma reali. Una sua grande passione, la sauna, di cui era maestro, richiestissimo in Austria, Germania, Svizzera. Il volume Saunamecum (Biblioteca dell’Immagine) fu il frutto di una ricerca condotta in vent’anni in giro per l’Italia e l’Europa del nord alla scoperta dei migliori centri benessere. Un manuale di preziose informazioni (a Pordenone “insegnava” al MareUno) per chi intendeva avvicinarsi all’ universo degli olii essenziali e scoprirne gli enormi benefici per il corpo e la mente. Da questa esperienza era nata quella della musica aromatica, raccolta pure in un libro curato con il professor Enzo Santese. Suo il cd dal titolo inequivocabile: “Aromatic music - L’armonia dello spirito”. Registrato nei Blue Balcon/PoulinerStudios di Azzano Decimo, è una raccolta di brani composti assieme a Philip Pigozzo, e vede la partecipazione di Nevio Basso alla batteria, Piero Cescut al basso, Massimo De Mattia ai flauti, Bruno Del Ben al sax, Luca Grizzo alle percussioni e dello stesso Pigozzo alle tastiere. Aromatici anche i titoli, da Eucalyptus, a Cedro e Sandalo, passando per Limone e Benzoino.
Riteneva sua “musa ispiratrice” Sonia Sist, con la quale aveva condiviso oltre un ventennio di vita. Con lei, oggi commessa in un negozio di Contrata Maggiore, aveva avviato il Caffè Lettario. Nelle due salette c’era chi si trovava a chiacchierare, a bassa voce, e chi a perdersi tra le pagine di un buon libro. «Le porte del Convento - diceva - sono aperte a tutte le anime erranti in cerca di benessere. Quadri e poesia si apprezzano in modo diverso bevendo un caffè biologico o sorseggiando un bicchiere di vino autoctono». La sua parola d’ordine era cultura: nel bere e nel mangiare (valorizzando i prodotti locali), sui muri e sugli scaffali (due mostre al mese di artisti più o meno noti e una biblioteca), nell’aria (il primo locale con l’aromaterapia).
Sino a ieri pomeriggio, a tenere in vita la speranza,
nel locale, c’era il fratello Piero.
A Pordenonelegge aveva presentato “Figheriatacòn” (L’Omino Rosso), compendio della sua filosofia di vita: «Dietro a ogni figheria c’è sempre un tacòn, dietro ogni tacòn c’è quasi sempre una figheria». Da qualche anno era pubblico ministero al “processo e rogo della Vecia”, tradizione pordenonese di mezza quaresima. Giovanni Scrizzi era stato molto altro: musicista (pianoforte e flauto traverso), attore (protagonista del fotoromanzo Male sit tibi), regista, premiato a Portogruaro, per aver saputo riassumere in pellicola e in goliardia i pordenonesi. Con lui se ne va un pezzo di storia della città, ma anche un pezzo di vita, non solo la sua.
(Fonte: Messaggero Veneto - Pordenone)
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I RICORDI
Dai nuovi talenti alla “Vecia” Un percorso pieno di sorprese
Artisti noti e no, scrittori e musicisti, nuovi talenti, sono passati al Caffè Letteraio di Giovanni Scrizzi. Tramontata questa esperienza di oltre dodici anni, si era spenta una parte di lui. Gianna Giovannini, Gioia Bressan, Ilaria Borlin, Silvia Pujatti, Luca Sera, Philip Pigozzo, artisti stranieri (ai Paesi in via di sviluppo dedicava molte serate benefiche), il prof di italiano di Josè Mourinho Gianluca Miraglia. Con loro, l’amico di una vita, il direttore di Tpn Gigi Di Meo, moderatore di tante serate a sfondo culturale. Caffè Letterario che si trasformava in “caffè filosofico”, oppure in luogo goliardico. O artistico, come per il calendario “eclettika”, dove aveva posato seduto su un flauto e una sua invenzione, la bigonna. Resteranno negli annali le serate “El fighèr castron el colombo venessian e el sorxo” di Daniela Gambolò, con musiche appositamente scritte da Giovanni Scrizzi e Phil Pigozzo ed eseguite da “Gli essenziali”. Con Odeia e le Politiche sociali di Pordenone, aveva proposto “Oltre il muro - Aromi e musica”, due concerti in collegamento audio e video, interazione con i detenuti, tra carcere e bar. Nelle grave di Cordenons è tornato il maestro di sauna, dove aveva girato il cortometraggio “Chi ha ucciso il mio maestro?”. Era il 1978. Nel 2006 Cinemazero gli aveva reso omaggio riproponendolo. Alla pellicola in super 8 era stata abbinata una colonna sonora dal vivo curata dai musicisti Bruno Cesselli, Nevio Basso, Paolo Viezzi e Lino Brotto. Goliardica, ma non troppo, la sua apparizione al mercato come “Uomo del monte”, alcuni anni fa. Una collana di frutta attorno al collo e qualche buona battuta servirono a lanciare un’iniziativa decisamente più seria: l’istituzione di un mercato perenne di fiori, frutta e verdura in una parte di piazza della Motta. Tra uno sfottò e l’altro, il mercato fisso aveva finito per convincere tanti passanti. Anche così manifestava il suo amore per Pordenone.
(Fonte: Messaggero Veneto - Pordenone)
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LE REAZIONI
«Pordenone è più povera» L’addio con “Figheriatacòn”
Gigi Di Meo, amico di lunga data, gli dedica “Caro amico mi manchi” di Adriano Celentano, il manager di Sviluppo e Territorio, Andrea Malacart appunta su Facebook: «Gente di Pordenone, oggi siamo un po più poveri, ci manca un attore, un innovatore, un musicista, un poeta, un personaggio che ha saputo creare, sognare, realizzare e che era avanti, tanto avanti. Ciao figheriatacon». Decine di commenti e di ricordi, on line, appena si è diffusa la notizia della morte di Giovanni Scrizzi. «Barista, ristoratore (con la brillante preparazione dei suoi numerosi “piatti disumani”), sempre “personaggio”, un insieme di energia e di tanta creatività», il vicedirettore del Messaggero Veneto Giuseppe Ragogna. E tanti pordenonesi: addio, amico mio; ci mancheranno le tue figherietacon; aveva già anticipato che non avrebbe più preso parte alla “Vecia”, troppe delusioni; se ne va un pezzo di Pordenone; un vuoto immenso e tanto dolore; ti voglio ricordare mentre facevi volteggiare il tuo asciugamano intriso di oli essenziali in piazza per spiegarmi la musica aromatica
(Fonte: Messaggero Veneto - Pordenone)
Aveva perso il bar,
Scrizzi trovato morto
di Susanna Salvador
PORDENONE «Non ho alcuna intenzione di mollare. Anzi. Ho intenzione di restare "disumanamente" - aveva detto a luglio, al telefono, dopo aver appreso della gara per la gestione del Caffè Letterario, di proprietà del Comune, che "governava" da oltre 10 anni -. Ho creato questo posto e voglio morire in mezzo a tutte le cose che ho concepito. Quindi parteciperò al bando e spero di vincerlo». Ma quel bando per rimanere l’anima del locale in piazza della Motta, Giovanni Scrizzi non solo non lo ha vinto, ma ne è stato subito escluso. E non perchè non avesse i requisiti. Ma perchè tra i documenti presentati ne mancava uno: la fotocopia della carta d’identità. Assurdo. Già. Un pensiero che torna a bucare il cervello mentre, lungo le stradine che si perdono tra i campi vicino alle grave di Cordenons, il timore diventa una certezza: quell’uomo trovato senza vita in un’auto nascosta tra la vegetazione è proprio lui, Giovanni Scrizzi. Avrebbe compiuto sessant’anni il 21 ottobre. A trovarlo nel tardo pomeriggio di ieri, dopo che lo cercavano da qualche giorno, è stato un socio dell’Aeroclub la Comina, al quale si era rivolta l’ex moglie. Alzatosi in volo dall’aerocampo con un ultraleggero, il pilota ha visto l’auto, una monovolume, in mezzo ai campi e ha dato l’allarme. Dentro c’era Giovanni Scrizzi, un vulcano di idee che aveva saputo trasformare in una miriade di iniziative, diventando l’anima giocosa di locali che aveva caratterizzato "alla Scrizzi" e di una Pordenone che negli Anni Ottanta, anche grazie all’irruenza di questo "personaggio", si distingueva per una vitalità senza pari. Giovanni viveva sempre con l’acceleratore al massimo. Di lui non si sapeva più nulla da giovedì sera. Un’assenza che aveva allarmato non solo i famigliari, ma anche gli amici, tanti, che si era fatto negli anni. Passeggiando per il Corso in molti si fermavano a chiedere se si sapeva qualcosa, dove era finito. Immaginare Pordenone senza Scrizzi sembrava impossibile. Un’assenza che è diventata pesante il giorno dopo, venerdì, mentre il tam tam sulla scomparsa rimbalzava ovunque. A cercarlo erano anche i carabinieri e la Polizia, ai quali l’ex moglie Sonia Sist si era rivolta denunciandone la scomparsa. Il timore era via via diventato paura, angoscia senza parole. Il cellulare di Scrizzi, che nelle prime ore della scomparsa risultava acceso, venerdì non era più raggiungibile. Sembrava sparito nel nulla. Poi la scelta di chiedere aiuto ai piloti della Comina, il timore che diventa realtà. E da ieri Pordenone è un più vuota e fredda.
(Fonte: Gazzettino di Pordenone)
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Un genio goliardico capace di trasformarsi
L’UOMO - Ha fatto il successo di molti locali
Gestì il Falconiere in Comina e Il Gallo in centro Ma diventò anche maestro di sauna e musicista
Giovanni è sempre stato un personaggio fuori dagli schemi, sopra le righe, refrattario alle regole e aperto alle sperimentazioni. Lo dimostra una vita "irta" di eccessi verbali, motori e caratteriali. Ma anche di successi. Nato nel 1954, laureatosi in Lingue e letterature straniere a Padova, nel 1980, assieme al fratello Piero, iniziò l’avventura al ristorante "Il Falconiere", in Comina, sul prolungamento di via Montereale, luogo di memorabili mangiate, ma anche di altrettanto indimenticabili goliardate. Una per tutte: le proiezioni dei film "fatti in casa" della casa di produzioni "Golpe production", da lui fondata assieme ai compagni Riccardo Moretti, Franco Piva e Stefano Barbieri. Nel 1986 il salto di qualità, con il passaggio alla locanda "Al Gallo" di via San Marco, dietro il Municipio, che trasformò da piccola osteria in ristorantino raffinato, affiancato ancora una volta dal fratello Piero e da papà Vittorio. Un successo durato una decina d’anni, terminato dopo la morte del padre. Nel ’98, assieme a un amico, aprì l’Ave Caesar a Polcenigo. Una taverna romana con tanto di galline scorazzanti, cameriere travestite da ancelle e lui, anfitrione di questo sogno storico, bardato come un centurione romano. Un sogno durato una notte o poco più, al quale si sostituì, nel 2003, grazie a un bando del Comune di Pordenone che stava finendo di restaurare il convento di San Francesco, il Caffè Letterario di piazza della Motta, a Pordenone, la sua creatura più amata e anche quella per cui ha più sofferto. Sposato in prime nozze con Doris Andreutti, poi con Sonia Sist, impagabile organizzatrice di centinaia di mostre, concerti, feste ed eventi, abile intessitrice di pubbliche relazioni. Tanti anni insieme felici, poi la separazione. Giovanni si butta sul lavoro, si fa coinvolgere in mille progetti, dalla musica aromatica, con tre cd assieme all’amico Philip Pigozzo e con la partecipazione di Nevio Basso, Piero Cescut, Massimo De Mattia, Bruno Del Ben e Luca Grizzo, all’aromaterapia, con la pubblicazione di un libro in veste di maestro di sauna, una passione che lo aveva coinvolto ed entusiasmato. Memorabili anche le sue interpretazioni del pubblico ministero nel Processo e rogo della Vecia di metà Quaresima. L’ultima scossa è stata l’ingiusta esclusione dal bando per la gestione del locale che lui, assieme a Sonia, aveva creato.
(Fonte: Gazzettino di Pordenone)
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