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20/05/2014 - Primo piano e Cronaca

LAVORO: VUOLE CAMBIARE SESSO .. E' "COSTRETTO" A LICENZIARSI !

Succede a un 23enne di Portogruaro che vuole diventare ed essere donna

20 Maggio 2014


 

VUOLE CAMBIARE SESSO,

MOBBING SUL LAVORO

 

IL CASO

La denuncia di una persona di Portogruaro, donna per quasi tutto ma non sui documenti

Doppi sensi e battute feroci dei colleghi l'anno costretta a licenziarsi ma non trova lavoro

 

Donna nel corpo e uomo nei documenti. Un mix doloroso che sta distruggendo una giovane di 23 anni di Portogruaro.

Del suo caso si sta interessando Wladimir Luxuria e l’associazione Lgbt del Veneto Orientale che ha denunciato come la ragazza sia stata vittima di mobbing sul posto di lavoro al punto che si è licenziata.

Diva - questo il nome scelto per la sua vita al femminile - chiede solo un impiego, per smetterla di stare in casa con una famiglia che non l’accetta e per non dover andare alla Caritas per mangiare.

Una necessità che si è fatta forte da quando, lo scorso marzo, si è licenziata dalla cooperativa dove lavorava come impiegata. «Venivo derisa, insultata con doppi sensi, mi chiamavano con il mio nome storpiato, era pesantissimo - racconta - Quando mi hanno offerto questo lavoro mi ero presentata vestita da uomo e per un po’ è andata bene. Ma poi ho iniziato la cura ormonale per diventare definitivamente donna e la situazione è precipitata. Così a marzo ho mollato».

Diva è una ragazza carina, con i capelli lunghi, che ama indossare le gonne e vestire in modo sobrio, poco appariscente.

Ma non vuole essere definita transgender.

«Non mi riconosco in questa etichetta - racconta - io sono nata donna, ma con il sesso maschile. Fin da piccola avevo la voce femminile, il seno e i fianchi. In adolescenza ho fatto anche degli esami che hanno rivelato che da un punto di vista ormonale ero femmina. Ora sto facendo la cura ormonale e vorrei operarmi per diventare donna a tutti gli effetti».

Diva è convinta che questa non sia una sua scelta, ma è la natura che l’ha fatta nascere così. Eppure per lei non è facile farsi accettare: perchè la convinzione di essere nata femmina e non maschio è solo sua. I primi ad alzargli un muro sono stati i suoi famigliari.

«Mi sono accorta di essere una bambina subito, da piccolissima. A cinque anni mi ribellavo quando dovevo tagliarmi i capelli, perchè li volevo lunghi come le femminucce. Poi verso i sedici anni desideravo mettermi lo smalto sulle unghie o usare il lucidalabbra - racconta Diva - ma quando lo facevo i miei genitori mi picchiavano anche con la cinghia».

Poi Diva racconta la sua storia difficile che si intreccia a quella della sua famiglia che di fatto si sfalda. «La mamma se ne è andata, il papà colpito dall’Alzheimer è finito in casa di riposo e io vivo con una sorella che non mi accetta, così la convivenza è difficile».

Una situazione che potrebbe risolvere se avesse una sua indipendenza. «Mi manca il sostegno economico per farmi la mia vita. Ho un diploma da estetista, un lavoro lo so fare, ma nessuno mi vuole». La giovane si è anche rivolta a Comune e assistenti sociali, ma finora non ha ottenuto grandi aiuti.

A lanciare un appello per lei è l’associazione Lgbt del Veneto Orientale affinchè possa trovare un lavoro, ma chiede anche a tutti i comuni di voler aprire dei tavoli di prevenzione contro queste forme discriminazioni. Raffaella Ianuale

 

(Fonte: Gazzettino di Venezia)

 



 
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