10 Ottobre 2014 (Ultimo aggiornamento il 11.10.2014 alle ore 11,10)
LA CONFERENZA
DEI SINDACI “DISCORDANTI”
Falcomer:
“i cintesi non metteranno un centesimo”
Cappelletto:
“Non condivido la richiesta di Dimissioni
chieste da Bertoncello per Bramezza”
Avevo colto nel segno quando la sera stessa della Conferenza Sindaci della Sanità, ancora prima dell’uscita dei giornali, avevo posto l’accento sulla questione dei soldi che si spenderanno in più per questo nuovo studio su 5 diversi Siti per l’Ospedale unico (invece che due), evidenziando anche il disaccordo e l’indecisione dei Sindaci chiamati ad esprimere con il voto le loro definitive scelte. (Meno affidabili di una roulette...clicca qui)
Infatti qualche ora dopo tramite Facebook, il sindaco di Cinto Caomaggiore Gianluca Falcomer, ha voluto precisare che:
"I cintesi non metteranno un centesimo su uno studio di questo tipo né altro. Cinto non ha votato la proposta"
Anche il Sindaco di San Stino di Livenza, Matteo Cappelletto, dopo che avevo pubblicato alcune “indiscrezioni” a lui attribuite, usando il condizionale, mi ha direttamente comunicato e confermato il suo “non gradimento” ai due Comunicati stampa “congiunti” di Bertoncello e Cereser, specificando che
non condivide la richiesta di Dimissioni avanzata dal sindaco di Portogruaro nei confronti del DG dell' ULSS 10 Carlo Bramezza, oltre a precisare, contrariamente a quanto apparso, che lui comunque parteciperà alle riunioni della Conferenza Sindaci Sanità perchè ritiene opportuno e doveroso essere presente, un obbligo verso i cittadini che rappresenta.
Dunque qui abbiamo due Sindaci che parlano chiaro e dicono cose non ancora apparse nei giornali locali, e questo pone anche in evidenza la necessità, da me più volte evidenziata e richiesta, di pubblicare subito i verbali della Conferenza, almeno nei loro passaggi più importanti come le votazioni , senza che per averle ci dobbiamo rivolgere a “chi l’ha visto” !
Poi abbiamo un aspetto politico di non poco conto, il Sindaco di Portogruaro pubblica nel Sito ufficiale del suo Comune (clicca qui), anche un Comunicato stampa del Sindaco di San Donà, che stranamente non troviamo nel loro Sito ufficiale (clicca qui), come mai?
Bertoncello ha forse pubblicato di sua iniziativa un “pensiero” di Cereser, che stasera tra l’altro ha convocato una Commissione di Capigruppo su quanto successo in Conferenza Sanità ? Verrebbe da pensarlo, visto gli attriti e la guerra in corso tra i due, e poi così si alimentano le voci che vorrebbero Cereser “succube” di Bertoncello, da qui la "stranezza"...
Poi, perchè è stato tenuto fuori il sindaco di San Stino, della loro stessa area politica (PD), che guarda caso adesso aveva delle buone possibilità del tipo "tra i due litiganti il terzo gode", di aggiudicarsi il "premio", ossia la nuova struttura ospedaliera del Veneto Orientale?
Mi piacerebbe conoscere la risposta...
Sul Direttore generale dell’ULSS 10 Carlo Bramezza, a parte un paio di “sviste” nelle sue dichiarazioni, sta facendo il suo mestiere, non è certo lui il colpevole di una situazione che ha origini ben note, come ormai ben note sono i limiti di una Conferenza che invece di unire, divide !
Altre considerazioni le lascio a voi…
G.B.
Studio sull’Ospedale unico «Ci costerà 300 mila euro»
La preoccupazione di Striuli,
presidente della Conferenza dei sindaci sanità
Bertoncello chiede le dimissioni di Bramezza:
«Inadeguato a dirigere l’Asl 10»
di Giovanni Cagnassi
SAN DONÀ «Ora perderemo altri due o tre anni per questo studio della conferenza dei sindaci sul sito per l’ospedale unico, che costerà 300 mila euro alle nostre casse». Il primo cittadino di Caorle, presidente della Conferenza dei sindaci sanità, Luciano Striuli, non ci sta a passare per colpevole dopo che qualcuno ha criticato le sue posizioni intransigenti e lo ha accostato a Regione e Asl nell’intento di far passare il tempo per poi dare via libera alle schede regionali. «Ho portato al voto 15 proposte», spiega Striuli, «e i sindaci non hanno trovato accordo se non su questa idea di uno studio delle tre aree, tra Sandonatese, Portogruarese e area baricentrica che costerà altro tempo e denaro. A tergiversare è stato tutto il centrosinistra, questa è la verità. Invece, se ci fosse stata una posizione unanime e condivisa sull’ospedale unico da parte dei sindaci, allora sì che avremmo potuto bloccare le schede regionali che ora sono partite, come il direttore generale Bramezza ha anticipato». Sfuma la decisione sull’ospedale unico, da ieri la programmazione regionale secondo le temute schede è partita. Polo chirurgico a Portogruaro, polo medico a San Donà e infine quello riabilitativo a Jesolo, con taglio dei doppioni e trasferimenti di reparti. Tanto per citare alcune modifiche e trasferimenti, rianimazione andrà a Portogruaro, neurologia a San Donà, chirurgia a Portogruaro, con dieci posti a San Donà che resteranno comunque, cardiologia sarà a San Donà. «Finalmente si scoprono le carte», attacca il segretario del Pd di San Donà, David Vian, «il direttore Bramezza, spinto dalla Regione a far dividere il territorio del Veneto Orientale in una lotta fratricida tra i sindaci del Sandonatese e del Portogruarese per la scelta del sito dell’ospedale unico, esce allo scoperto, dichiarando che adesso applicherà le schede ospedaliere. Vogliamo i 20 milioni che la Regione non gira alla nostra Asl e un progetto concreto per la riorganizzazione dei servizi». Il sindaco di Musile, Gianluca Forcolin, punta ancora il dito contro quello di San Donà, Andrea Cereser: «Io mi sto battendo per mantenere l’ospedale unico a San Donà, lui lo ha venduto alle logiche della segreteria Pd». Dalla Regione, i consiglieri regionali del Pd Bruno Pigozzo e Alessio Alessandrini pretendono che sia bloccata l’applicazione delle nuove schede regionali. Il sindaco di Portogruaro, Antonio Bertoncello, ritiene che «l’assemblea ha sancito le gravissime responsabilità e l’incapacità del direttore generale dell’Asl 10, che non ha saputo e non ha voluto individuare le soluzioni, più idonee e possibili, per organizzare e riqualificare la sanità del Veneto Orientale. È il momento che dia le dimissioni». Gli fa eco da San Donà, Andrea Cereser: «È inaccettabile che il direttore generale minacci l’applicazione delle schede definendole “un bagno di sangue”, tentando di ricattare i sindaci», dice, dopo aver convocato già per stasera una conferenza dei capigruppo sull’argomento, «vuol dire che egli stesso riconosce che le proposte di riorganizzazione decise dalla giunta regionale, e cioè spaccare l’ospedale con chirurgia a Portogruaro e medicina a San Donà, non sono sostenibili e penalizzerebbero ulteriormente il territorio».
(Fonte: la Nuova Venezia)
LA SANITA' NELLA BUFERA
Si parte con Pediatria
Poi tagli in ogni Reparto
"BAGNO DI SANGUE"
Senza l'Ospedale unico
dal 1 novembre scatta la riorganizzazione
"VIA I DOPPIONI"
San Donà senza chirurgia
Le ambulanze faranno la spola con Portogruaro
di Maurizio Marcon
Con una metafora un po’ colorita, mercoledì davanti ai sindaci incapaci di decidere sull’Ospedale unico, il direttore generale dell'Asl 10 Carlo Bramezza ha definito "bagno di sangue" l'applicazione delle nuove schede ospedaliere regionali sui due plessi di San Donà e Portogruaro. Si tratta infatti di una riorganizzazione ospedaliera che ha lo scopo principale di tagliare i cosiddetti doppioni e tanti posti letto. Che ora partirà a giorni. Il primo taglio di reparto in programma è quello di Pediatria a Portogruaro. Ma quello più doloroso sarà certamente quello di Chirurgia a San Donà: già dall’1 novembre 2014, il Piano aziendale dell’Asl 10 prevede il taglio del primariato passando tuttto sotto il direttore dell'Unità operativa di Portogruaro, diretta da dottor Francesco Fidanza.
A dare notizia, nel dettaglio, dei primi primari tagliati è il Comitato per la difesa del servizio sanitario pubblico nel Veneto Orientale. «Non esiste più - spiega il Comitato - la seconda Unità operativa e primariato di Psichiatria (Portogruaro); non esiste più il secondo SerD, cioé il servizio di contrasto alle dipendenza da alcol e droghe; è definitivamente decaduta ortopedia di Jesolo; il primariato di anestesia e rianimazione e quello di Anatomia Patologica di San Donà di Piave. Gli altri primariati, con relative unità operative non più previste nel nuovo atto aziendale, formulato sulle famose "schede ospedaliere", decadranno man mano alla spicciolata secondo la scadenza degli incarichi dei rispettivi attuali titolari». E aggiunge il Comitato: «Non è automatico che le attività dei reparti cessino immediatamente con l'esecutività della delibera aziendale, perché sarebbe una evidente e concreta interruzione di pubblico servizio, ma saranno ovviamente riorganizzate in diminuzione, con il trasferimento anche parziale e disagi a cittadini e operatori, nonchè costi vivi».
Insomma, i servizi sanitari diventano a forte rischio. Alla fine, sempre stando alle schede ospedaliere così come approvate dalla Regione, all'ospedale di Portogruaro dovrebbero essere riconosciuti 228 posti letto (118 in area chirurgica, 60 medicina generale, 20 materno infantile, 20 riabilitazione, 10 terapia intensiva) e 12 primariati; altri 218 posti letto saranno a San Donà (138 area medica, 24 area chirurgica, 48 materno infantile 8 terapia intensiva) e 11 primariati.
Il mandato della Regione è quello di risparmiare migliorando la qualità delle prestazioni del reparto ospedaliero attraverso l'aumento della casistica e la qualità di primari e assistenti. «L'ideale sarebbe stato avere un'unica sede per avere la vicinanza fisica dei reparti di chirurgia e medicina. L'ospedale unico, appunto» ricordano all’Asl 10, tanto che anche tutti i primari dell'azienda sanitaria si sono espressi per l'Ospedale unico, soprattutto per evitare la spola delle ambulanze tra sede che distano 30 chilometri di distanza tra loro, chilometri tra l'altro da percorrere lungo la disastrata statale Triestina. «Bisogna dare atto a Bramezza - ha detto in Conferenza dei sindaci il primo cittadino di Musile, Gianluca Forcolin - di aver dato la massimo disponibilità ad andare ovunque fosse stato chiamato per spiegare cos'era questo ospedale unico, anche alla riunione della bocciofila». Ma contro l'ipotesi ospedale unico nel territorio, soprattutto a Portogruaro, si è scatenata una resistenza andata fin sopra le righe.
(Fonte: Gazzettino di Venezia)
I SINDACI DEL CENTRODESTRA
«Una trappola del Pd per far saltare tutto»
PORTOGRUARO/SAN DONÀ - Solidali con il direttore dell'Asl 10 Carlo Bramezza i sindaci dei Comuni di centrodestra puntano il dito contro il centrosinistra e, In particolare, il Pd. «L'Ospedale unico è saltato per una questione elettoralistica del Pd - sostiene Massimo Sensini di Fossalta di Piave -. Noi sindaci del Sandonatese eravamo d'accordo di indicare Ceggia, o comunque di un Comune intermedio come Torre di Mosto, per trovare un sito che potesse essere condiviso dal Portogruarese. Poi, poco prima della Conferenza, i sindaci di centrosinistra si sono riuniti per fare la proposta di rottura». Sulla stessa lunghezza d'onda Andrea Tamai, sindaco di Teglio Veneto: «Per capire la volontà del Pd di non arrivare ad una proposta per l'Ospedale unico - dice Tamai -. Si pensi che sia Matteo Cappelletto, quando abbiamo proposto San Stino, che Antonio Bertoncello, quando volevamo sostenere Portogruaro, hanno rifiutato la candidatura». (m.mar.)
(Fonte: Gazzettino di Venezia)
Lo scontro sull'Ospedale unico
Bertoncello
all’attacco di Striuli
Il sindaco di Portogruaro:
«Lo studio per il sito non durerà 3 anni»
PORTOGRUARO Basta ricatti e bugie, il sindaco di Portogruaro, Antonio Bertoncello chiede che l’Asl 10 pensi a migliorare i servizi. E attacca il presidente della Conferenza dei sindaci sanità, il primo cittadino di Caorle Luciano Striuli, che ha denunciato le spese che la conferenza dovrà affrontare per il nuovo studio sul sito migliore per l'ospedale unico.
«Quali 300 mila euro per uno studio?», tuona Bertoncello, «Striuli dica da dove trae cifre del genere. Vuole creare allarmismi e preoccupazione? Come si fa ad affermare che uno studio come questo durerà 2-3 anni, quando il precedente è durato un mese e mezzo. Basta pensare alle esperienze analoghe del Friuli Venezia Giulia per capire che questa è una grande bufala». Bertoncello esprime forti dubbi sulla fretta di decidere una sede, adombrando il ricatto, ricordando che anche l'assessore regionale al bilancio ha detto che risorse non ce ne sono. «Diciamo apertamente che la volontà è quella di spaccare il territorio», aggiunge, «e generare incertezza e dubbi con ricatti fondati su presupposti assurdi. Lo studio per creare condizioni adeguate deve valutare gli aspetti tecnici sanitari, peraltro mai affrontati prima. Per una decisione così importante non si possono forzare i tempi e in ogni caso ci vuole competenza. Gli studi sono cose serie e non mappe di Google. I tagli e i trasferimenti dei servizi, paventati dal direttore generale dell’Asl 10, non possono essere una conseguenza della mancata decisione sulla sede di un ipotetico ospedale unico. L’Asl 10 deve pensare alla riqualificazione dei servizi socio sanitari».
Intanto scattano le schede regionali sulla sanità e c'è preoccupazione tra i medici. Nei vari reparti si teme il frazionamento dei servizi e un necessario via vai di pazienti tra Portogruaro, polo chirurgico, e San Donà, polo medico. Basti pensare che avremo cardiologia a San Donà, ma chirurgia a Portogruaro dove andrà anche rianimazione, e San Donà conserverà solo 10 posti letto di chirurgia. Neurologia sarà a San Donà. Le notizie di un primario di pronto soccorso a Jesolo, invece, fanno temere che San Donà non avrà un primario con un pronto soccorso senza una vera guida dopo che, in questi mesi, il reparto è cresciuto, ha abbattuto le attese, migliorata l'efficienza. E anche quando si protesta per le ore di attesa, in realtà vengono effettuate una moltitudine di visite ai pazienti per garantire la massima sicurezza.
A San Donà, il Pd punta il dito contro il Carroccio che ha disertato tra le polemiche anche la riunione dei capigruppo sulla sanità per attaccare il sindaco Cereser e l’incapacità di decidere sull’ospedale unico. «Gli esponenti della Lega Nord», dice Lorena Marin, capogruppo del Pd in Consiglio comunale, «continuano a minare un’unità del territorio faticosamente raggiunta per la difesa della sanità». Giovanni Cagnassi
(Fonte: la Nuova Venezia - 11.10.2014)
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