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14/10/2014 - Primo piano e Cronaca

LA MORTE DI GIOVANNI SCRIZZI... PER LA LEGGE NON SIAMO NESSUNO

Siamo senza identita' anche se presenti, lui avrebbe detto: disumano!

14 Ottobre 2014


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Questione d'Identità...

PER LA LEGGE

NON SIAMO NESSUNO!

Giovanni tutti lo conoscevano, era nel suo Comune di residenza, aveva con sé la carta d'Identità, ma soprattutto era lì fisicamente, come si fa a non accettare la convalida di una autocertificazione perchè mancava il documento di riconoscimento?

C'era la sua firma su quelle maledette carte, e maledetta quella Legge che ti dice che non sei nessuno, che puoi anche andare a morire, non sono problemi suoi, l'importante è rispettare le "sacre scritture", che di sacro non hanno niente, meno ancora coloro che le hanno scritte e quelli che devono interpretarle...

Quello che è mancato al Comune di Pordenone è il coraggio, hanno poco da dire e da spiegare le SS locali, Segretario e Sindaco non ci convincono, rimane solamente quel doloroso senso di impotenza, e la convinzione che ancora una volta l'ingiustizia ha trionfato...

Su una cosa però il Sindaco ha ragione, Giovanni Scrizzi è stato lasciato solo, la perdita del Caffè Letterario è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, quando a 60 anni ti prende "il mal di vivere", se qualcuno può salvarti sono gli amici, dov'erano tutti ?

Forse Giovanni si è anche sentito abbandonato, e poi dopo avere tanto dato agli altri quanto il suo essere artista poteva dare, sentirsi annullato come persona, senza una identità benchè presente, per uno come lui è diventato insopportabile e inaccettabile, lui avrebbe detto: disumano!

Giovedì 16 ottobre alle ore 15 i Funerali a Pordenone

nella Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore.

Giovanni dopo la cremazione

riposerà nel cimitero di Portogruaro, sua città natale.

 

G.B.

 

 


Caso Scrizzi,

l'accusa del Sindaco:

"Chi oggi critica, ieri dov'era?"

Pedrotti contro Marchiori:

"Dichiarazioni poco responsabili

 per chi ha cariche istituzionali"

 

di Loris Del Frate

Non ci sta il sindaco Claudio Pedrotti a finire nella bufera. La morte di Giovanni Scrizzi lo ha scosso e fanno ancora più male le tante e dure critiche piovute sull’amministrazione comunale. «Siamo tutti attoniti e feriti per quello che è accaduto - spiega - ma lo voglio ribadire: abbiamo fatto di tutto per cercare di rimediare a quell’errore». Lo sbaglio che probabilmente ha tolto le ultime forze a Scrizzi e lo ha spinto tra le grave a morire da solo dentro un’auto è stato quello di non aver messo nella busta per il bando di gara del Caffè letterario la maledetta fotocopia della sua carta d’identità. Ma Pedrotti una cosa non l’ha proprio digerita. L’attacco frontale del presidente dell’Ascom, Alberto Marchiori, che ha annunciato azioni per verificare nei dettagli come sono andate le cose per capire se il Comune ha responsabilità. Compresa una eventuale causa legale. «Da persone che ricoprono ruoli istituzionali da vent’anni come Marchiori - spiega calmo, ma determinato il sindaco - ci si aspetta una maggior responsabilità quando si affermano certe cose, soprattutto in casi delicati e gravi come questo». Poi un altro "sassolino". «A tutti gli altri maître à penser che in queste ore danno consigli e si stracciano le vesti accusando tutti, posso solo chiedere dove fossero quando Giovanni Scrizzi, in grande difficoltà, aveva bisogno anche di loro». Claudio Pedrotti, insomma, difende l’operato della sua Commissione, rabbrividisce e si indigna al pensiero di chi ha definito il Comune amministrazione killer e soprattutto vuole ristabilire un principio. «Abbiamo cercato in tutti i modi di dargli una mano, la commissione ha scartabellato tutte le carte per vedere se c’erano precedenti, appigli o cavilli per venirne fuori. Non è stato possibile fare nulla».
Ma c’è anche un altro aspetto che emerge. Il presidente degli Industriali, Michelangelo Agrusti, aveva lanciato al Comune una proposta: ritirare il bando e non affidare più ad altri il Caffè letterario. Sotto l’aspetto formale è possibile. La conferma arriva dalla segreteria generale del Comune. «Si può sempre ritirare un bando prima dell’affidamento - spiegano - senza incorrere in rischi legali». Ci deve essere, però, la volontà politica. «Valuteremo anche questa proposta lanciata da Agrusti - spiega Pedrotti - anche se per la verità la richiesta il presidente degli industriali avrebbe dovuto girarla a chi ora è rimasto in gara per la gestione del Caffè letterario. Per quanto mi riguarda - conclude - mi chiedo poi un’altra cosa: sarebbe giusto ora lasciare andare tutto il lavoro fatto da Scrizzi? Onestamente non so cosa dire». Resta il fatto che la città è attonita e la morte di Giovanni Scrizzi ha lasciato una profonda ferita. Ieri una protesta simbolica si è manifesta su Facebook: una decina di persone hanno postato la loro carta d’identità. Un segnale silenzioso per manifestare un disagio che sta crescendo ancora.


(Fonte: Gazzettino di Pordenone - 14.10.2014)

 


 

Escluso dall’appalto si uccide
Il Comune: gara ineccepibile

Il sindaco Pedrotti: siamo addolorati,

ma non c'è una burocrazia killer,

 procedura fatta a dovere

 

di Davide Lisetto

La morte di Giovanni Scrizzi - trovato sabato pomeriggio senza vita nella sua auto nelle grave a Cordenons - ha lasciato la città quasi attonita e incredula. La vicenda legata alla sua esclusione dal bando del Comune per la gestione del Caffé Letterario in piazza della Motta (che lui gestiva da quasi dodici anni) ha provocato anche tantissime reazioni di sgomento e di rabbia. La notizia del suicidio del 59enne, conosciutissimo per aver gestito diversi locali, è immediatamente rimbalzata anche su giornali e tivù nazionali. E sui social network si è scatenata una sorta di gara alle accuse. «Ma come? Escluso solo per la mancanza di un documento?». E a finire nel mirino è il Comune che ha bandito la gara per la nuova gestione del locale. «In momenti come questo ci sono il dolore per la perdita di una vita e il rispetto. Il rispetto però - ha detto ieri mattina il sindaco Claudio Pedrotti - deve essere per tutti. Non c’è una amministrazione killer. C’è stato un bando di gara e le cose sono state fatte come dovevano essere fatte. Il rispetto va anche per le persone che lavorano. Certo - aggiunge il sindaco - c’è anche un rammarico: quello di non essere stati tutti più vicini a Giovanni Scrizzi. Chi lo conosceva bene sa che stava attraversando un momento di particolare difficoltà».
Ma come è possibile che sia stato escluso per la mancanza della fotocopia del documento? «L’assenza di quel documento - a spiegarlo è il dirigente generale del Comune, Primo Perosa, che esprime il suo dolore per il dramma - non è tanto legata alla mancanza della carta di identità. L’assenza, per la normativa, equivale alla mancanza dell’autentica di firma su tutta la documentazione. E, purtroppo, questo è uno degli atti che non è possibile integrare una volta che si sono aperte le buste. Fase in cui tutti i concorrenti erano presenti e fase in cui si è verbalizzata la mancanza». Nonostante questo la commissione aveva ammesso l’offerta di Scrizzi con riserva e la procedura era rimasta "ferma" un mese e mezzo proprio per consentire tutti gli approfondimenti giuridici sul punto. «L'atteggiamento del Comune - aggiunge il dirigente - è stato conciliante. Anche nel momento dell'apertura delle offerte, anziché scartare la pratica, l'istanza è stata accolta con riserva. L'istruttoria è stata sottoposta al parere legale interno, ma non c'è stata la possibilità di riammetterla alla gara, per non danneggiare tutti gli altri aspiranti che invece avevano garantito il rispetto delle procedure imposte dalla normativa. Il comportamento della commissione è stato legalmente impeccabile e umanamente conciliante. Ma dove l'errore di un soggetto rischia di penalizzare un altro concorrente, che si è comportato secondo legge, non è possibile derogare».

 

(Fonte: Gazzettino di Pordenone - 13.10.2014)

 


 

La Lettera

 

«E’ VERO, AVEVI TANTI AMICI
MA DOV’ERANO FINITI TUTTI?»

 

Io non uso i social network, twitter, FB per salutare un amico; non li ho mai usati, anzi li odio. Saluto un amico con carta e penna come ho sempre fatto. Conoscevo Giovanni dai tempi del liceo (sezione B lui, sezione C io); ci siamo ritrovati a Padova all'università, facoltà di lingue e letterature straniere moderne (inglese e francese io, portoghese, olandese e inglese lui). Nel mezzo, durante e dopo ci sono state le cene al Falconiere e al Gallo, non molti incontri invece al Caffè Letterario perchè io, nel frattempo, ero diventata piuttosto misantropa e “via dalla pazza folla” era il mio motto. Sarò entrata al Caffè Letterario 4/5 volte, quando la mia amica del cuore Francesca (scomparsa anche lei quest'anno) veniva a trovarmi e mi diceva: «Dai andiamo a salutare Scrizzi così ci facciamo due risate e impariamo qualcosa di nuovo». Ho vissuto però con Giovanni (allora lavoravo in banca) la sua emozione, la sua adrenalina e il suo entusiasmo quando, 12 anni fa, preparava le carte per partecipare al famoso bando per la gestione di quella che poi sarebbe stata la sua creatura. I passaggi in banca erano frequenti e obbligatori. Mi diceva gesticolando come sempre: «Vedrai che figheria se lo prendo io, figheria, figheria all’avanguardia metropolitana». E io ridevo, ridevo come una pazza anche se non sapevo bene cosa fosse questa “avanguardia metropolitana”, potevo solo immaginarlo e comunque mi fidavo. Ridevo per la sua mimica, per i suoi occhi limpidi e intelligenti, per le cazzate che sparava, insomma tutto di lui mi faceva ridere, anche se, è vero, Giovanni andava preso a piccole dosi altrimenti mi ritrovavo stremata senza aver avuto la possibilità di dire una sola parola. La grande amarezza che provo ora riguarda gli amici di Giovanni, a quanto pare veri e tanti, tantissimi. Dov'erano? Ho vissuto anch'io una brutta esperienza di depressione, è recente e non ancora superata del tutto; è davvero «una brutta bestia la depressione», non ci credevo, ma adesso lo so che è così. Io non ho tutti gli amici che aveva Giovanni, ma posso dire che quelle 7/8 persone che ho l'onore di avere come amiche, non mi hanno mai mollata un secondo: ogni giorno una telefonata, un passaggio a casa, un consiglio, ci sono sempre state e ci sono ancora. Questo chiedo agli amici di Giovanni: “Dove eravate? Eravate così presi dagli impegni da non poter tenere sotto controllo un amico che stava male? Potevate farlo almeno con i turni no?” Mi dispiace Scrizzi di non averti salutato prima, ma io non ero una tua “amica”, né frequentavo il tuo “Caffè letterario” e non sapevo nulla del difficile momento che stavi attraversando, l'ho appreso soltanto ora dai giornali, e adesso è tardi. Non mi resta che salutarti così,con carta e penna, so che non mi leggerai ma ti dico lo stesso che tutta la tua vita, secondo me e per come ti ho conosciuto , è stata una grande “figheria all'avanguardia metropolitana”. Ciao Giovanni e grazie. Laura Daneluz

 

(Fonte: Messaggero Veneto - Pordenone - 14.10.2014)

 


 

La morte di Scrizzi,

 monito di Pedrotti

«Da Marchiori e Agrusti

mi sarei aspettato più responsabilità».

E sulla procedura di gara

D’Aniello porta il caso in Consiglio

 

La procedura di assegnazione del Caffè letterario per ora va avanti. In questi giorni il sindaco, Claudio Pedrotti, ha preferito mantenere un basso profilo, ma davanti alle affermazioni dei rappresentanti delle categorie economiche non nasconde una certa amarezza sulle conseguenze di una vicenda sulla quale sarà chiamato a rispondere anche in consiglio comunale. Perché la consigliera del gruppo misto, Sonia D’Aniello, ha presentato un’interrogazione per conoscere i termini della procedura del bando di gara e soprattutto il grado di umanità nella gestione della pratica. «Da Marchiori, che è alla guida dell’associazione dei commercianti da vent’anni, mi sarei aspettato parole più responsabili, proprio per il ruolo che ricopre» dice Pedrotti rispetto all’annunciata indagine da parte di Ascom sulla procedura seguita dagli uffici. Quanto al presidente degli industriali, Michelangelo Agrusti, che ha chiesto che il locale pubblico annesso al convento non sia più affidato ad alcuno, «Mi sarebbe piaciuto che rivolgesse lo stesso appello anche ai cinque concorrenti che hanno partecipato al bando. Per vedere se sono disposti a fare un passo indietro». Pedrotti si fa portavoce anche dell’amarezza dei dipendenti del municipio «perché non viene mai dato il beneficio del dubbio a chi lavora nella pubblica amministrazione? E’ questo che si chiedono e che rende questa situazione più amara». Tra le domande a cui il sindaco dovrà rispondere in consiglio e che D’Aniello pone: c'era la possibilità di ricorrere ad altra forma legale e regolare alle norme attuali per l'assegnazione della gestione del locale ? Perché il direttore generale definisce l'amministrazione conciliante? E’ auspicabile che un’amministrazione, oltre a essere conciliante, sia a servizio delle persone «umanizzando le risposte, nel rispetto di norme, leggi e procedure che garantiscono equità, lealtà e trasparenza?».

(Fonte: Messaggero Veneto - Pordenone - 14.10.2014)


 

Agrusti: ora chiudete quel bar,

non deve più essere assegnato

 

Marchiori:

«L’Ascom ha avviato un’indagine su quella gara
Se emergessero responsabilità

 sarebbe omicidio di Stato»

 

«Faccio un appello al sindaco. Quel bar non venga più riaperto. Proprio perché non era un semplice bar». Michelangelo Agrusti, presidente dell’Unione industriali di Pordenone esprime tutto il suo «dolore personale per la perdita di un amico caro, estroverso, intelligente». Un amico che «non si è limitato a gestire un bar, ma ha creato un’idea, ha inventato il Caffè letterario. Tanto che quell’idea è stata messa a gara». Il Comune potrebbe fare un passo indietro, ma è chiaro che la scelta ora è tutta politica. Il sindaco, interpellato, preferisce non fare commenti. Agrusti non trattiene l’amarezza per la vicenda del bando di gara. «Visto che il caffè letterario è nato dallo spirito, da un’idea di Scrizzi, mi chiedo: era così indispensabile fare un nuovo a bando? Andava messo a gara un nuovo spirito? Poi la burocrazia ci verrà a raccontare l’ineluttabilità di certe scelte. Perché una burocrazia senz’anima e intelligenza è nemica dei cittadini e delle persone». Anche il presidente di Confcommercio, Alberto Marchiori, non lascia passare sotto silenzio la fine di Scrizzi «perché Giovanni era l’amico di tutti. La sua morte è un lutto per la città, non è una questione personale. Purtroppo niente lo può riportare in vita, ma come associazione promuoveremo un’indagine sulla procedura di gara per capire se non ci fossero i presupposti per derogare la normativa. I legali che abbiamo consultato ci dicono cose diverse da quelle emerse finora. Vedremo, certo è che se accertassimo che un’alternativa fosse possibile saremmo davanti all’ennesimo omicidio di Stato. Perché l’imprenditore non si trova a combattere contro altri concorrenti bensì contro la legge, quella che dovrebbe tutelarlo». Marchiori ricorda di aver incontrato Scrizzi durante le giornate di Pordenonelegge. «Tutti sapevamo che Giovanni stava attraversando un periodo difficile, che era depresso, ma è innegabile che questa vicenda del Caffè letterario lo preoccupasse e non poco. Proprio in quei giorni – continua il presidente dell’Ascom – gli avevo chiesto come fosse la situazione e davanti ai suoi timori gli dissi che, se non avesse vinto il bando, gli avrei assegnato gratuitamente per un anno uno spazio commerciale a Corte del bosco. Perché Scrizzi era un vulcano, qualunque idea imprenditoriale abbia sperimentato ha avuto successo. Con lui potevi parlare di tutto, era davvero poliedrico. La città perde un altro – e non ne sono rimasti molti – punto di riferimento». (m.mi.)

 

(Fonte: Messaggero Veneto - Pordenone - 13.10.2014)

 


 

PERDE L’APPALTO

 E SI UCCIDE 

- Pordenone in lutto -

La rabbia della città

 per la fine di Scrizzi

 

di Martina Milia

Chi scrive la sua tristezza sui social network cercando qualcuno con cui condividerla. Chi cerca risposte dietro la tazzina di un caffè, al bar. Chi piange. Chi lascia dei fiori sulla finestra dell’ex convento, su quello che è stato il Caffè letterario e non sarà più. Pordenone si è svegliata vuota e scossa. Il giorno dopo la notizia della morte di Giovanni Scrizzi, oste, artista, filosofo popolare, custode della pordenonesità, non c’è solo un senso di smarrimento collettivo. Città divisa. C’è rabbia: per quella procedura – il bando di gara per l’affidamento del caffè letterario – che ha visto Scrizzi escluso perché mancava la copia della carta di identità: il documento che (il paradosso è tutto italiano) avrebbe reso valida l’autocertificazione. E il cuore della città è diviso in due: tra quanti non accettano che la legge possa prevalere ottusamente sulla persona e quanti invitano ad andare oltre l’emotività, a ricordarsi che la norma non ammette ignoranza nè eccezioni. Il bando. Giovanni Scrizzi aveva inventato il Caffè letterario e aveva partecipato al bando del Comune vincendolo. Da allora son passati 12 anni e l’amministrazione, prima di arrivare al nuovo bando, ha concesso proroghe fin quando ha potuto. Poi il nuovo bando, non più rinviabile. La commissione. «Prima di parlare di procedure – è il commento del segretario comunale Primo Perosa – voglio dire che siamo provati, la commissione è distrutta». Perché non è vero che si è limitata ad applicare la legge. «Normalmente non mi occupo bandi, ma questa procedura l’ho seguita da vicino. Il giorno dell’apertura delle buste relative ai requisiti Scrizzi era presente e anche gli altri concorrenti. Di fronte alla mancanza della copia della carta di identità, proprio perché tutti lo conoscevano, la commissione era propensa ad ammettere la domanda, ma gli altri concorrenti hanno detto che avrebbero fatto ricorso». La domanda è comunque stata ammessa con riserva in attesa di approfondimenti, nella speranza che la giurisprudenza offrisse letture diverse. L’esclusione. E gli accertamenti sono durati un mese, ma gli uffici legali del Comune sono stati categorici perché la norma sulla semplificazione ammette l’autocertificazione solo in presenza di una domanda autenticata dal notaio o di una copia del documento di identità: senza quel documento la domanda era come un atto senza firma. E poco importa se il bando in questione è stato redatto dallo stesso ente che emette il documento di identità del concorrente. Anche se tutti conoscevano Scrizzi, per la legge Giovanni era uno sconosciuto e il principio prevale sempre sul caso specifico. «La legge consente una serie di integrazioni in caso di domanda incompleta, ma non quella del documento di identità. E’ vero che la norma è assurda – dice Perosa –, ma è il legislatore che deve mettervi mano. Noi siamo costretti ad applicarla». Forse nemmeno la fotocopia avrebbe consentito a Scrizzi di vincere perché comunque il progetto culturale presentato doveva fare i conti con quelli di concorrenti molto agguerriti. Ma questo dubbio non rende meno doloroso il finale della storia. L’ex moglie. Sonia Sist reagisce allo stress di queste ore con la pacatezza. La voce è calma, il dolore per la perdita di Giovanni va pian piano affiancandosi alla consapevolezza di un uomo che solo ora ha trovato pace: «Non ho rancore, non credo neanche che sia stata la perdita del bar, di per se stessa, a togliere a Giovanni la voglia di vivere. Giovanni stava male – racconta -, lo sanno tutti coloro che hanno avuto a che fare con lui negli ultimi tempi. E sulla questione del Caffè Letterario, della gara e dell’esclusione per la fotocopia mancante preferisco non pronunciarmi. Intendo invece – prosegue – ringraziare l’Aeroclub della Comina per il supporto prestato nelle ricerche. Non fosse stato per i loro due aerei, e per l’aiuto che hanno dato alle forze dell’ordine e alla protezione civile, non avremmo trovato Giovanni. In questo momento mi interessa di più pensare che ha vissuto e respirato fino all’ultimo leggendo il libro che preferiva: le “Lettere a Lucilio” di Seneca». I funerali. Data e luogo non sono ancora stati fissati. Prima deve essere rilasciato il nullaosta da parte della procura della Repubblica. L’ipotesi più probabile è che la città possa dare l’addio a Scrizzi giovedì o venerdì, forse al Sacro Cuore. L’ultimo appuntamento con l’oste artista che Pordenone non dmenticherà.

 

(Fonte: Messaggero Veneto - 13.10.2014)

 



 
ESCLUSO_DA_APPALTO_SI_UCCIDE_PER_COMUNE_GARA_INECCEPIBILE_.pdf

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SCRIZZI_LE_ACCUSE_DEL_SINDACO_CHI_OGGI_CRITICA_IERI_DOVE_ERA_.pdf

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PORDENONE_IN_LUTTO_RABBIA_DELLA_CITTA_PER_FINE_DI_SCRIZZI_.pdf

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PER_LA_MORTE_DI_SCRIZZI_MONITO_DI_PEDROTTI_SU_DICHIARAZIONI_.pdf

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GIOVANNI_SCRIZZI_ULTIMO_SALUTO_E_SORRISO_PER_I_BAMBINI_.pdf

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MORTE_SCRIZZI_RINVIATA_LA_GARA_PER_IL_CAFFE_LETTERARIO_.pdf

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