19 Settembre 2013 (Ultimo aggiornamento il 22.09.2013 alle ore 9,45 - Video e Pdf)
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LA MORTE CHE NON TI ASPETTI
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L'assassino di Silvia Gobbato è uno studente di Ingegneria fuori corso all'Università di Udine, sulla sua salute mentale ci sono discordanze, nonostante il pool di giornalisti e televisioni da tutta Italia, dirette e interviste a raffica... in palcoscenico la morte!
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Per questo motivo, per tutto quel sciacallaggio mediatico, che non ho riportato subito la notizia, c'era già troppa gente a farlo, tutti alla ricerca dello scoop, tutto fatto di corsa per essere i primi, e così si danno notizie non "verificate", ma tanto poco importa, intanto si fa audience, poi si "riaggiorna" la notizia, e così via...
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Però il fatto vero e importante, l'unico che conta, è che una persona ha perso la vita, ammazzata, senza un vero perchè, perchè oggi si può morire in qualsiasi momento, oggi non sai se chi incroci in auto o camminando, sia una persona normale o "uno fuori di testa", un drogato o peggio, e nemmeno di incontrare la morte che non ti aspetti...
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G.B.
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Malato di mente? Tutto falso
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Smentite le prime indiscrezioni.
E il capo del dipartimento di salute mentale si arrabbia
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L'esigenza di dare subito motivazione a un agghiacciante omicidio come quello di Silvia Gobbato ha portato nella giornata di ieri ad inquadrare inizialmente il gesto come un atto compiuto da una persona con problemi psichici.
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«Siamo rimasti sconvolti da questo omicidio e il fatto ci ha doppiamente colpiti quando abbiamo iniziato a leggere sulle agenzie e sui siti internet di informazione che l'uomo fosse in cura al Csm o al Sert.
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Nulla di più falso. Nemmeno in passato lo è stato.
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Non possiamo accettare che si associno troppo velocemente le malattie mentali con i gesti di violenza - ha spiegato Mauro Asquini, direttore del dipartimento di Salute mentale per l'area vasta udinese - non appena ci hanno cercato per chiedere lumi abbiamo subito verificato tra tutti i nostri Csm della Provincia se questo uomo fosse stato preso in cura, e tutti i riscontri sono stati negativi.
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Al momento non ci sono elementi per fare alcuna ipotesi su quanto accaduto - ha aggiunto - e possiamo solo parlare di teorie, il che non serve a nulla, ma chiediamo - ha concluso Asquini - si vada con i piedi di piombo quando succedono questi avvenimenti, non per un fatto personale ma per il bene delle persone che seguiamo, queste cose non facilitano di certo l'accesso ai nostri servizi di quanti magari ne hanno bisogno».
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Contrariamente a quanto pareva inizialmente, Garbino non è dunque seguito dai servizi sociali né in cura al Sert o al centro di salute mentale. Forse, per il suo disagio, inconfessabile, s’era rivolto a un professionista privato, o aveva cercato risposte sul web, senza far trapelare nulla.
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Sta di fatto che a nessuno risulta una posizione di assistenza per lui presso alcuna struttura pubblica.
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Neppure al sindaco di Pozzuolo, Nicola Turello, che non conosce né Nicola né la sua famiglia, era stato segnalato dai servizi sociali come soggetto “a rischio”. «Siamo sconvolti - ha detto - e vicini a queste tre famiglie che stanno soffrendo così tanto». (D.Z.-P.T.)
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20.09.2013
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(Fonte: Gazzettino di Udine)
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Omicidio Silvia Gobbato,
confessa l'assassino: "volevo rapirla"
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Ha confessato l'uomo portato in caserma dai carabinieri.
E' stato trovato con un coltello sporco di sangue.
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Non è malato di mente, ma ha problemi di lavoro:
voleva rapirla e chiedere un riscatto.
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L'arcivescovo di Udine sul luogo del delitto: "Una preghiera"
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UDINE. I carabinieri di Udine hanno fermato una persona in relazione al delitto di Silvia Gobbato. Il sospettato è stato portato nella caserma di viale Trieste a Udine per accertamenti.
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Il fermato sarebbe stato trovato con un coltello sporco di sangue. Finora infatti non era mai stata trovata l’arma del delitto.
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L'uomo, Nicola Garbino, è residente a Pozzuolo del Friuli e ha 36 anni. Agli agenti che l'hanno fermato ha detto: "Mi avete beccato"
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Secondo quanto si è appreso da ambienti investigativi, l'uomo avrebbe sulle braccia graffi e segni compatibili con l'aggressione alla ragazza.
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La confessione piena è stata fatta agli inquirenti nel tardo pomeriggio e ha risvolti allucinanti.
L'uomo, che non ha problemi mentali e non era in cura, come in un primo momento era emerso da ambienti investigativi, aveva solo un forte disagio provocato dal fatto di non aver mai lavorato e viveva con i genitori.
Secondo quando ha raccontato agli investigatori, Garbino aveva in mente di rapire una donna. L'unica colpa di Silvia Gobbato è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato.
Lui non la conosceva, la sua vittima l'ha scelta a caso, secondo criteri tutti suoi. Silvia - ha detto - era da sola, correva piano, era carina e aveva con sè un telefonino. Tutto questo a Garbino è bastato per cercare di mettere in atto il suo folle progetto.
L'ha avvicinata in modo fulmineo e minacciata col coltello. Voleva immobilizzarla e poi usare il telefonino dell'avvocatessa per denunciare il rapimento e reclamare un riscatto.
Ma non aveva messo in conto la reazione di Silvia, la cosa è degenerata e così lui l'ha uccisa.
Intanto l'Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, va a Plaino di Pagnacco, sul luogo nel quale è stata uccisa a coltellate la giovane avvocato Silvia Gobbato, «per un momento di preghiera e una benedizione».
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Il prelato si è detto «profondamente addolorato».
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Mons. Mazzocato, si legge in una nota, «intende così testimoniare la vicinanza della Chiesa udinese alla famiglia e a tutti coloro che soffrono per questa tragica perdita e porre un segno di speranza cristiana in un frangente attraversato da cieca e inumana violenza».
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19.09.2013
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(Fonte: Nuova Venezia)
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