7 Febbraio 2014 (Ultimo aggiornamento Sabato 08.02.2014 alle ore 23,20)
INDAGATO
MICHELANGELO AGRUSTI
EX DEPUTATO PARLAMENTARE DC
E ORA
EX PRESIDENTE UNINDUSTRIA PN ?
Continuano i guai con la giustizia !
Scrisse anche una "accorata" lettera a Berlusconi
(clicca qui)
Era il lontano 1994 quando Michelangelo Agrusti fu arrestato a Roma mentre si recava a un Congresso del PPI, con l'accusa di tentata corruzione, e si fece due giorni di carcere a Pordenone e alcune settimane ai domiciliari, poi fu condannato a due anni e mezzo in primo grado e successivamente nell'appello "in non doversi a procedere" per prescrizione dei termini !
L'ex onorevole Agrusti sedette in Parlamento per la Democrazia Cristiana dal 1987 al 1994 (X e XI Legislatura), così disse di quella vicenda: "Sono stato arrestato per una promessa di contributo alla Democrazia cristiana che non si concretizzò mai, per una cena dove un tale avrebbe detto che avrebbe dato, poi basta. Un mese dopo il mio arresto, il Tribunale della Libertà ha annullato l' ordinanza e io sono tornato libero cittadino. Martinazzoli, che mi conosce, visto che ho lavorato nella sua segreteria, e conosce questo caso, si è dichiarato disponibile ad assumere la mia difesa e io ne sono stato ben contento. Tra me e lui c' è un rapporto di amicizia e di stima. Tutto qui".
Mino Martinazzoli, oltre che avvocato di Agrusti fu anche ministro della Difesa e della Giustizia, oltre che leader della Dc, e l' inchiesta, riguardava una tangente che sarebbe stata pagata per la costruzione di un impianto per lo smaltimento dei rifiuti tossici a Spilimbergo, in Friuli.
L' impianto non venne mai realizzato. Il responsabile dell' azienda che lo avrebbe dovuto costruire, Bruno Casagrande, ai magistrati avrebbe però parlato di un miliardo offerto nel 1990 ad Agrusti e ad un ex Senatore democristiano nativo di Pordenone. Secondo l' accusa, i due avrebbero poi interessato della vicenda l' ex presidente della giunta regionale friulana, Adriano Biasutti. Una informazione di garanzia per violazione della Legge sul Finanziamento pubblico dei Partiti ha di fatto impedito allora ad Agrusti di ricandidarsi... (Archivio la Repubblica .it - clicca qui)
Nel novembre 1996 Michelangelo Agrusti scrisse a Silvio Berlusconi una lettera (clicca qui) per fare chiarezza su quegli anni di tangentopoli, riferendogli quanto saputo dal dott. Raffaele Tito (ricordatevi questo nome) dell'inchiesta sulla Guardia di Finanza, che sembrava invece riguardare più la Fininvest e Berlusconi che inopinatamente aveva vinto le Elezioni, e quindi andava colpito subito, prima che lo facesse lui...
Qualche anno dopo, nel 2010, rispunta il nome del dott. Raffaele Tito, a seguito di una condanna per diffamazione a Vittorio Sgarbi, per avere raccontato in TV una storia alla "boccaccio" su quanto succedeva nel Palazzo di Giustiza di Pordenone (clicca qui), dove si intrecciavano storie amorose che "influenzavano" le sentenze, e Sgarbi nell'esposizione dei fatti nomina anche Michelangelo Agrusti, alla fine ci saranno pesanti sanzioni risarcitorie, oltre 110mila euro, verso i giudici Anna Fasan e Raffaele Tito.
Termino questo lungo percorso politico /imprenditoriale di Agrusti con la "Onda Communication" e il caso Telecom - Luciani, che vede anche qui la figura di Michelangelo Agrusti tirata in causa, nell'articolo completo che trovate qui sotto, si parla di truffa delle sim card che vede coinvolto il manager Luca Luciani, e di chiavette comprate da Tim Brasil senza apparente bisogno, con un danno per 718 milioni di euro, vendute da "Onda Communication! che poi ha fondato la "Onda do Brasil", anche qui Agrusti reclama la correttezza del suo operato...
Grande la popolarità di Michelangelo Agrusti in Friuli e Veneto, in quanto di casa a Telepordenone, e assieme al direttore Gigi Di Meo conduceva la trasmissione "Occidente", TPN ha parlato poco o niente di questi fatti, tranne che dare voce al suo difensore, l'avv. Bruno Malattia, che recentemente ha difeso il cav. Mario Ruoso (Editore di TPN), titolare del Garage Venezia, in una curiosa causa di una vendita di una bellissima "Ferrari non Ferrari", appellandosi alla Sentenza... (clicca qui)
G.B.
PS.
Ecco una Scheda che raccoglie gli innumerevoli incarichi e ruoli ricoperti da Michelangelo Agrusti (clicca qui), basteranno a "salvarlo" dalle critiche e dalle richieste di Dimissioni da qualcuno già sollevate?
Più sotto trovate anche 2 Video con l'avv. Bruno Malattia:
il primo è una intervista a difesa del suo cliente Agrusti...
il secondo fa parte di una sua rubrica televisiva a TPN
dal titolo " Dove va la Giustizia? "
Lo so io dove va...
La giustizia va da chi ha i soldi per pagarsi gli avvocati !!
Caso Telecom-Luciani Spunta il nome di Agrusti
Ipotesi di una difesa del manager in Brasile
a tutela del business di Onda.
Ma il Presidente di Unindustria:
«A qualcuno diamo fastidio, pronto a querelare»
9 Maggio 2012 - di Enri Lisetto
PORDENONE. Spunta il nome del presidente di Unindustria Pordenone e fondatore di Onda Communication Michelangelo Agrusti nel caso dell’estromissione di Luca Luciani dal vertice operativo di Tim Brasil, società controllata da Telecom. E’ stato lui, secondo quanto riporta Giovanni Pons su la Repubblica, a tirare «i fili della difesa estrema di Luciani, volato in quei giorni in Brasile per coordinare meglio la manovra».
Il manager Luca Luciani è stato defenestrato da tutti gli incarichi in Telecom dopo che Franco Bernabè ha letto i 14 faldoni dell’inchiesta condotta dal pm Albredo Robledo sulle truffe delle sim card, avvenuta a Milano tra il 2006 e il 2008. «Ciò che preoccupa di più alcuni consiglieri Telecom – scrive Pons – è la difesa di Luciani che uomini collegati in diverso modo all’azionista Generali hanno organizzato per cercare di evitare la traumatica uscita». Ha cominciato Carmelo Furci, plenipotenziario di Generali in Brasile; quindi Mauro Sentinelli, consigliere Telecom ed ex presidente di Onda communication indicato da Generali. Poi Aldo Minucci, vicepresidente con delega all’Audit, ex alto dirigente di Generali e ora presidente dell’Ania.
La «difesa estrema» di Luca Luciani viene attribuita a Michelangelo Agrusti, fratello di Raffaele, attuale direttore generale di Generali. L’imprenditore al vertice di Unindustria dà vita nel 2003 a Roveredo in Piano a Onda Communication, operante nelle telecomunicazioni e specificatamente nel mercato del “Mobile Broadband” e leader nelle soluzioni di trasmissione dati e voce (principalmente telefoni cellulari e chiavette internet Usb che da anni fornisce a Telecom). Da questa esperienza, nel 2009, è nata anche “Onda do Brasil”.
Nel mirino dei revisori interni della Telecom, riporta la Repubblica, sono finiti consistenti acquisti di materiale fornito da Onda: «100 mila terminali modello TQ 150 al prezzo di 102 euro a pezzo andati quasi tutti invenduti, con una perdita per l’azienda quantificabile in 7/8 milioni, oltre a 300 mila chiavette Usb a 30 euro l’uno, quando in magazzino ne giacevano ancora 400 mila». Si tratta di cellulari e chiavette prodotti dalla cinese Zte, «rappresentata direttamente da Agrusti in Brasile».
Da Valencia, dove sta partecipando ad una convention di Telecom, il presidente di Unindustria ha replicato: «Onda è un’azienda commerciale e non interferisce su cose che non la riguardano. In Brasile siamo per vendere prodotti e non per partecipare alla difesa di aziende di altri». Con Luciani l’amicizia «è di lunga data. E l’amicizia è un valore assoluto che nulla ha a che fare con il business».
Alle “ombre” che si addensano sui contratti brasiliani di Onda, Agrusti ribatte: «Onda è un’azienda da dieci anni all’avanguardia nelle tecnologie di accesso alla banda larga mobile e si è guadagnata il mercato vincendo tutte le gare a cui ha partecipato, avendo come concorrenti esclusivamente competitori cinesi. In Sudamerica andiamo a vendere, non a difendere manager».
Ma perché, allora, Onda è finita nel mirino dei revisori Telecom? «Evidentemente a qualcuno diamo fastidio», taglia corto Agrusti promettendo querele: «Il mercato è crudele e ristretto e qualcuno vuole attribuire la leadership di Onda ai rapporti piuttosto che alla ricerca e al successo».
(Fonte: Messaggero Veneto)
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