CORTE D'APPELLO DI TRIESTE
Pubblicate le motivazioni
della sentenza di assoluzione
del blogger portogruarese
Nessuna offesa e diffamazione nei due articoli incriminati!!
Definite "non credibili"
alcune dichiarazioni chiave
della ex sindaca Senatore
In fatto e in diritto
“Osserva la Corte che il paragrafo intitolato " II reale incedere dei fatti emerso dall'istruttoria dibattimentale" costituisce un vero e proprio motivo di appello, avendo l'appellante rappresentato, argomentato e documentato l'insussistenza dei reati ascritti all'imputato concludendo che il Battiston con i suoi articoli non solo ha esercitato il diritto di critica politica, ma lo ha fatto senza diffamare alcuno. La Corte condivide le conclusioni dell'appellante.”
Iniziano così le motivazioni della Sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Trieste e che ha visto il blogger Gianfranco Battiston (il sottoscritto) assolto all’udienza del 20.03.2025 “PERCHE’ IL FATTO NON SUSSISTE”.
Dunque una vittoria piena nel merito, per non dire un trionfo, con grande soddisfazione mia e dei miei due Avvocati Giorgio Mazzucato e Luigino Mior, impegnati nella mia difesa per oltre 5 anni, sempre convinti di poter dimostrare la mia innocenza e così alla fine è stato, anche se a questa conclusione si doveva arrivare già in primo grado presso il Tribunale di Pordenone, che invece “all'esito del dibattimento, ha ritenuto la penale responsabilità dell'imputato sulla base delle dichiarazioni della p.o. Senatore Maria Teresa, all'epoca dei fatti Sindaco del Comune di Portogruaro, la quale ha riferito che, appreso dalla stampa nel settembre del 2018 dell'arresto di tale Fabio Gaiatto, soggetto a lei fino a quel momento sconosciuto, aveva provveduto, mediante un comunicato stampa, ad informare i cittadini di prestare massima attenzione agli investimenti in denaro ed a informare le forze dell'ordine se a conoscenza di eventuali "iniziative truffaldine".
“Alla luce delle risultanze istruttorie, il Tribunale riteneva sussistente il reato di diffamazione esclusivamente con riferimento alle notizie inerenti alla vicenda del Gaiatto, essendo emerso che il sindaco e l'amministrazione comunale fino all'arresto del Gaiatto non erano a conoscenza delle attività criminose poste in essere dallo stesso.”
Questa indispensabile premessa, per sottolineare che la mia condanna in primo grado si fondava tutta sulle dichiarazioni della ex sindaco Senatore - e sulla credibilità delle sue parole - che sostenne di aver saputo dell’esistenza del Gaiatto solo dopo il suo arresto e che prima quest’ultimo fosse a lei persona totalmente sconosciuta, anche come immagine.
Pertanto avendo io nella mia critica politica affermato che l’intervento dell’ex sindaco fosse stato tardivo e solo successivo alla diffusione delle notizie di stampa che riferivano dell’eclatante scoperta del coinvolgimento della mafia casalese – e questo perché l’ex primo cittadino andò in televisione (nel TG di Telepordenone) solo il 19 dicembre 2018 per fare delle dichiarazioni dove invitava i cittadini a denunciare subito alle autorità competenti appena si ha solo il sentore di una truffa – in quanto ritenevo che potesse essere anticipato già al 30 marzo 2018, giorno in cui scoppiò il caso mediatico (clicca qui), definivo le parole dell’ex sindaco stonate giacché la vicenda appariva essere da tempo nota anche a qualche consigliere comunale espressione della sua stessa maggioranza.
A causa di questa mia critica l’ex sindaco di Portogruaro si sentì diffamata e asserì che io con le mie affermazioni le avevo attribuito, falsamente, per il pregresso, un contegno di inerzia, di silenzi, di omertà, quasi di connivenza in quanto sapevano.
Simili espressioni, tuttavia, che io non ho mai scritto né utilizzato, furono soltanto il frutto delle errate e personali congetture della querelante; come certificato dalla pronuncia assolutoria resa dalla Corte d’Appello di Trieste.
Durante tutto il processo i miei difensori hanno sempre sostenuto e documentato che la Senatore non fosse credibile quando affermava che nel suo ruolo di sindaco non abbia saputo dell’esistenza del trader Gaiatto e della Venice Investment, una vicenda salita agli onori (per non dire “agli orrori”) della cronaca per una truffa milionaria ai danni di migliaia di investitori, in gran parte portogruaresi, che hanno perso i loro denari.
Io stesso, durante il controesame dell’avvocato Serenella Giacomel (che rappresentava le due parti civili a me avverse: ossia il Comune di Portogruaro e la persona fisica Maria Teresa Senatore in proprio in quanto a quel punto non più sindaco), alla domanda se fossi in grado di elencare in maniera oggettiva quali fossero gli elementi per sostenere che l’ex sindaco Senatore fosse a conoscenza dei fatti riguardanti il trader Gaiatto, prontamente risposi citando i seguenti punti chiave:
1) dal 30 marzo 2018 giorno in cui è scoppiato il caso mediatico (clicca qui) in poi, con continue pubblicazioni quasi quotidiane fino all’arresto (e c’era l’intervista della consigliera di maggioranza Alessandra Zanutto che affermava di aver sconsigliato e salvato un suo cliente dall’investire denaro con il trader Gaiatto in quanto diffidato dalla Consob, oltre a un riferimento della sede di Forza Italia di proprietà della compagna di Gaiatto), si conoscevano i contorni (guai) finanziari dell’ex trader;
2) in data 23 marzo 2018 spedivo personalmente una lettera (clicca qui) indirizzata al sindaco Senatore e protocollata con tanto di timbro (GAB) nella quale chiedevo chiarimenti sull’idoneità della Sede di Forza Italia, cui seguiva in data 30.03.2018 un comunicato stampa (clicca qui) da parte del direttivo locale del partito (composto tra gli altri da Enrico Zanco, capogruppo di maggioranza in consiglio comunale e Luigi Geronazzo, assessore in Giunta, “fedelissimi della Senatore”) all’interno del quale si affermava che la proprietà dello stabile in cui si trovava ad operare il direttivo non era direttamente riconducibile al Gaiatto bensì ad una diversa società immobiliare e si aggiungeva che il fatto che quest'ultima società fosse legata o meno al soggetto in questione non costituiva una circostanza tale da determinare "alcun che" e anzi risultava priva di rilevanza;
3) in data 24.4.2018 la stampa locale riportava la notizia di un incontro avvenuto presso il Municipio cittadino tra il cda del Portogruaro Calcio e una qualificata rappresentanza comunale composta dal sindaco Senatore, vicesindaco Ketty Fogliani e assessore allo sport Luigi Geronazzo (clicca qui), nell’ambito del quale il presidente di allora, Antonio Tarlà, aveva rassegnato le sue dimissioni, motivandole sulla base dei mancati pagamenti da parte dello sponsor Venice Investment dovuti ai guai finanziari del trader Gaiatto.
Durante l’istruttoria dibattimentale – come sottolineato anche dalla Corte d’Appello di Trieste – emerse anche la circostanza per la quale il Comune di Portogruaro fosse dotato di un servizio di rassegna stampa che informava quotidianamente tutti i consiglieri e dunque anche il sindaco su tutte le notizie pubblicate che riguardassero l’Ente. Proprio grazie a questo servizio di divulgazione, peraltro, emerse come l’ex sindaco apprese dell’esistenza dei miei due articoli successivamente considerati “lesivi dell’immagine della città”.
L’aver dunque sostenuto di essere stata completamente all’oscuro della vicenda riguardante la mega truffa messa in atto dal trader Gaiatto fino all’11 settembre 2018, insistendo su questa linea negazionista anche relativamente a tutti gli altri fatti da me sopra elencati, si è rivelato un boomerang per l’ex sindaco Senatore.
All’interno della sentenza pronunciata dalla Corte d'Appello di Trieste, infatti, si legge:
- di un ex sindaco ritenuta per ben tre volte "non credibile";
- che l'affermazione di non essere a conoscenza nemmeno dell'immagine di Gaiatto è stata valutata "non corrispondente al vero";
- che l'ex sindaco Maria Teresa Senatore fosse "senz'altro a conoscenza della vicenda" relativa allo stabile ove era stata trasferita la sede locale di Forza Italia.
Concludo ripetendo la mia grande soddisfazione per essere stato assolto nel merito. Dunque nessun danno d'immagine alla città!
La Corte d’Appello di Trieste ha attentamente e minuziosamente analizzato i miei articoli, parola per parola, giudicandoli corretti, veritieri, non offensivi e non diffamatori in quanto rispettosi anche del requisito della continenza non solo espressiva (contenutistica) ma anche rappresentativa (il riferimento è alle immagini di copertina), dando peraltro atto del fatto che fossero completi di link (pdf) che permettevano al lettore di poter da subito fruire delle fonti utilizzate per la stesura. Insomma, una vittoria su tutta la linea.
Credo che l’epilogo di questa tormentata vicenda giudiziaria che mi ha visto purtroppo sottoposto a molti anni (6 considerando anche la fase delle indagini) di patimento emotivo, sottraendomi anche energie fisiche, mentali ed economiche che avrei impiegato ben più volentieri per assistere serenamente e compiutamente la mia ultranovantenne mamma nel periodo più delicato e conclusivo della sua vita, debba far riflettere tutti, specialmente chi attualmente siede in Consiglio comunale, che viene invitato a farsi consegnare dal sindaco copia della articolata sentenza (31 pagine) per meglio capire tutti i possibili risvolti, passati ma anche futuri (non cerco vendetta ma giustizia).
Sulle eccezioni procedurali da me sollevate assieme ai miei legali (come la mancanza di una delibera di giunta prevista dallo Statuto comunale), vi riferirò in altra circostanza più idonea.
P.S.
Importante la deposizione della teste Irina Drigo (considerata credibile) che ha ribadito che del caso Gaiatto a Portogruaro se ne parlava ben prima dell’arresto dell’ex trader, anche tra consiglieri comunali, e che non fosse poi un mistero che il consigliere di maggioranza Leonardo Barbisan fosse un investitore della Venice Investment, come poi da lui stesso dichiarato sulla stampa locale (clicca qui).
G.B.
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