PREMESSA - Poco più di due mesi di tempo per queste 11 sfortunate FAMIGLIE di SFOLLATI UCRAINI, per trovare un alloggio che li ospiti, in quanto devono lasciare libero il Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) di Bibione, una struttura destinata ad altro uso e proprietà di privati.
Una richiesta di aiuto messa nero su bianco in una lettera (clicca qui) mandata alle varie istituzioni italiane, in questi giorni molto si è parlato nella stampa locale (clicca 1-2-3-4), ma di soluzioni concrete ancora niente, nonostante l’impegno del sindaco Flavio Maurutto e il vicesindaco Pier Luigi Grosseto che a San Michele al Tagliamento hanno avuto un vertice con il viceprefetto Piera Bumma, la presidente Alyona Poplaska dell’associazione ucraina Roksolana, presente pure l'attivissimo presidente Roberto Soncin dell'associazione “NOI MIGRANTI”, oltre ovviamente a una rappresentanza dei profughi attualmente residenti al CAS.
G.B.
Al Presidente Regione del Veneto
Al Consiglio Regionale del Veneto
Al sindaco della Città Metropolitana
Al Presidente della Conferenza dei Sindaci V.O.
Ai Sindaci del Portogruarese
Alle Associazioni del volontariato
Siamo gli sfollati di Ucraina che sono ospitati al CAS di Bibione:
11 famiglie con 10 minori.
Il CAS chiuderà a fine gennaio 2025 e noi saremo trasferiti in altri luoghi molto lontani (ci hanno parlato di Este, Schiavonia, Sud Italia).
Noi invece chiediamo di poter rimanere in questa zona per permettere ai bambini e ai ragazzi di completare l'anno scolastico (già interrotto per via della guerra e, in alcuni casi, per aver già subito un trasferimento). Facciamo presente tra chi va a scuola c'è un bambino autistico di 7 anni e ragazzi che devono fare la maturità. Alcuni adulti sono poi affetti da patologie che richiedono cure costanti e specialistiche già avviate con i medici di questa zona, ad esempio il CRO di Aviano.
Da quando siamo arrivati in Italia ci è successo di tutto: qualche giorno fa alcuni di noi, trasferiti dalla Prefettura, sono stati respinti dalla Croce Rossa di Jesolo perché accompagnati da un piccolo cane, chi ha lavorato ha dovuto licenziarsi per non essere espulso dal CAS, chi è tornato in Ucraina per rivedere il marito di licenza dal fronte di guerra o per curarsi i denti o per controllare la propria abitazione ha rischiato di perdere il posto in accoglienza, abbiamo dovuto aspettare mesi per ricevere il pocket money, abbiamo dovuto aspettare un anno e mezzo per avere la residenza (e quindi pagare per intero la mensa scolastica per i figli), alcuni di noi sono già stati spostati 3 volte.
Anche per questo dei 120 che eravamo siamo rimasti in pochi.
Abbiamo anche cercato di trovare un alloggio in affitto ma senza risultati.
Abbiamo anche scritto al Presidente Giorgia Meloni.
Vi chiediamo di aiutarci a trovare una soluzione
per rimanere in questa zona.
Grazie
(Seguono 35 firme)
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