Associazione di Promozione Sociale
AberiAmo
LETTERA APERTA (*)
Portogruaro, 30.05.2025
“Parte la riqualificazione del parco di via Valle” così recita il titolo di un articolo (clicca qui) a firma di Teresa Infanti sul Gazzettino di mercoledì 25 giugno 2025. E subito dopo, l'articolo si apre, con un singolare incipit “con i lavori di asfaltatura finale si chiuderà nei prossimi giorni anche l'intervento di riqualificazione del parco di via Valle…”.
Verrebbe da ridere se non fosse da piangere: valorizzare un parco, asfaltando!
Purtroppo abbiamo verificato come i tanti progetti, che grazie ai fondi del PNR puntavano alla riqualificazione della città, sì sono tradotti soprattutto in asfalto e cemento e come uniche varianti, cordonate e betonelle, vale a dire ancora cemento.
Anche laddove si è in qualche modo cercato di mitigare con l’uso di piante, i pesanti interventi che hanno reso la città ambientalmente meno sostenibile, sono spesso stati condotti senza il supporto della buona pratica agronomica per quanto riguarda la scelta delle specie e le distanze fra le piante.
Un esempio, viale Trieste che un tempo era un grande viale alberato, fiancheggiato da immensi platani e da qualche acero campestre, dopo gli interventi di riqualificazione, almeno nel tratto iniziale, appare come una distesa asfalto-cementizia che lo fa sembrare più un ritaglio di zona industriale di bassa qualità, piuttosto che uno dei più importanti viali cittadini.
Sicuramente i lavori che hanno coinvolto i sottoservizi saranno stati eccellenti ma purtroppo, da fuori, questo non si vede. Dall’esterno si vede il brutto, si sente il caldo infernale irradiarsi dal bitume (è dato provato che a fronte di una temperatura dell'aria di 30 °C. quella dell'asfalto può raggiungere anche i 50 °C), con buona pace degli animali domestici che se portati a camminare su queste superfici avrebbero i polpastrelli delle zampe irrimediabilmente ustionati e chi ci cammina, bambini ed anziani compresi, non fa altro che respirare sostanze tossiche.
Inizialmente, il progetto di riqualificazione prevedeva che su un lato dell'asse stradale fossero messe a dimora delle piante di grandi dimensioni, quercia nella fattispecie; fummo proprio noi a farvi notare la pericolosità di simili piante, non tanto riguardo alla caduta delle stesse ma piuttosto delle loro ghiande: pericolosissime per motociclisti con la visiera alzata o ancora estremamente dannose per la possibile ostruzione di pozzetti e caditoie.
Purtroppo abbiamo osservato che la scelta di questa amministrazione è andata nel verso opposto, troppo opposto: anziché piantare alberi, tra l’altro in aiuole spesso fanno il fondo ricoperto da avanzi di cemento, si è preferito piantare dei cespugli potati ad alberetto! Tali sono infatti le Laghestroemia Indica poste recentemente a dimora in quel tratto stradale.
E’ vero che Lagerstroemia cresce e può diventare anche un piccolo albero come dimensioni ma, per raggiungere tale risultato ha bisogno di oltre un secolo di tempo e un terreno fertile, non è questo il caso. Se ci avreste consultati forse una soluzione più consona alle esigenze del luogo si sarebbe potuta trovare e tuttavia, non vogliamo disperare ma, anzi ci permettiamo di suggerirvi una soluzione per far sì che viale Trieste sia veramente degno di questo nome.
Fatta salva la necessità di migliorare l'interno delle aiuole togliendo gli scarti di cemento, approntando un drenaggio adeguato e utilizzando del fertile terreno, ecco la nostra idea: sostituire, sul lato nord della strada, dove le aiuole sono più grandi, le lagestroemie con dei Tigli (Tilia cordata), che, oltre a tutti i benefici che tali alberi comporterebbero in termini di vivibilità del luogo, garantirebbero una continuità paesaggistica con viale Matteotti. Sul lato sud della strada, dove l'aiuola è più stretta, si potrebbero piantare aceri campestri.
Naturalmente le lagestroemie dovrebbero trovare una loro collocazione e ci sembra che il luogo più opportuno sia via San Giacomo dove esiste una lunga aiuola un tempo alberata, con crataegus e prunus e che ben si presterebbe all'utilizzo della lagestroemia, magari intervallandole con dei carpini bianchi.
Da inguaribili ottimisti, quali siamo, vogliamo sperare che almeno valutiate la possibilità di migliorare, mitigare gli interventi così brutalmente impattanti.
P.S.
Abbiamo scelto la forma della lettera aperta perché a colloqui nelle segrete stanze o reiterate mail che non trovano risposta, preferiamo un dibattito aperto che coinvolga e sensibilizzi quanto più possibile l'intera cittadinanza.
Il Presidente APS AlberiAmo
Dott. Roberto Davide Valerio
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